Musica
e poesia ma anche realtà, si fondono e si rincorrono nelle note, a volte è la nostra indole, è il
nostro spirito guerriero che ci indirizza verso un tipo di musica, di stile o
un cantante piuttosto che un altro.
Eh
già da molti anni siamo ancora qua, ascoltiamo imperterriti e senza paura il
komandante, lo ascoltiamo e lo cantiamo, lo cantiamo e lo viviamo, si perché
vivere Vasco a distanza di anni dalla
prima volta, ti da emozioni e se uno ti da emozioni, le stesse della prima
volta, allora sono convinto di essere davanti a un mito.
Sarà
che ormai mi sono assuefatto, ma non riesco a iniziare la giornata senza una
sua canzone da alba chiara a Rewind da Stupendo a vivere, ripercorro le tappe
della mia vita e quelle parole riesco a sentirle mie, pur senza gli eccessi che
le hanno generate.
Spiegare
Vasco e quello che provoca con la sua musica non è difficile è inutile, Vasco
devi ascoltarlo e basta, è lui che ti porta in basso e poi ti fa volare,
trasmettendo ad ogni nota ad ogni parola tante sensazioni forti, tante
sensazioni che ti fanno scoprire fragile che ti portano a comprendere il
disagio di chi hai di fronte.-
Sembra
assurdo, quasi folle ma molte situazioni o piccole emozioni nel mio lavoro,
hanno avuto un esito positivo proprio grazie alle sue poesie, allora ho deciso
di immedesimarmi, fino al punto di sfiorare e toccare per un breve periodo
quella situazione di disagio che Vasco ha deciso di rendere pubblica.-
A
giugno di quest’anno sono andato al mio
venticinquesimo concerto, questa volta però era diverso, era tutto
diverso, erano emozioni forti già alla partenza, sarà migliore
mi sono detto, forse è tutto dovuto alla prima volta da sotto il palco,
eppure non è diverso dalle altre volte continuavo a ripetere, poi entro a San siro e mi ritrovo nel prato, a un metro dal palco le
note scorrono, la pioggia cade, tutti abbracciati, si canta si balla e poi, e
poi….poi tutto ha UN SENSO e insieme alla pioggia del cielo arrivano le gocce
di pioggia dai miei occhi.
Io
40enne sbirro, dalla testa dura, dal cuore nero ho pianto, si ho pianto per la
mia canzone, perché fra tutte, quella è la mia, non sarà la più famosa , non
sarà la più bella ma è la mia, ogni vascombriccolo, ogni solito, ha la sua e
per i suoi motivi, una canzone che viene prima delle altre, una canzone che ti
da emozioni, quella che ti da la spinta a risollevarti dopo una caduta.-
Ecco
questo è Vasco non è ne il drogato ne il depresso, i suoi detrattori lo hanno
sempre attaccato accusato ghettizzato, ma 80mila spettatori per quattro
concerti consecutivi li ha fatti lui non altri, segno che la sua musica, anche
a 30 anni di distanza dal penultimo posto di sanremo, ancora viene cantata mentre di altre canzoni
arrivate prima si è persa ogni traccia.
Ci
sono passaggi importanti da affrontare nella vita, da un’alba chiara, chiarissima luminosa e
sconvolgente a un c’è chi dice no, no alla sopraffazione no all’egoismo no
all’emarginazione e allora ecco che noi siamo sempre qua, noi siamo il popolo
di Vasco, forse esagerato, forse complesso da capire, ma sicuramente sensibile
più degli altri e più sensibile ai problemi degli altri che ai nostri, che ci
volete fare siamo una combriccola, siamo la combriccola del Blasco siamo tutta
gente a posto, noi siamo i soliti non cambieremo mai finché morte non ci separi
e quando questo accadrà il mito prenderà forma illuminando la via ogni volta
che ci risveglieremo e ogni volta che ci sbaglieremo e allora ci saranno gli
angeli in un posto dove nessuno potrà darci ordini.
Urgnano
19.10.2011
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